Nel viaggio esistenziale di ciascun individuo, si può restare oscurati o svelati a causa di varie, ineffabili scelte. Una volta esperite le opere d’arte create per il mondo, la profonda purezza insita nel cuore viene inondata come da un improvviso acquazzone abbracciato dalla natura, che ci riporta a un regno immacolato. Le favole, come le opere, toccano l’innocenza innata e propria degli individui.
Sostenere la gentilezza è, molto semplicemente, una questione di scelta.
Questa gentilezza, una forza magica, è ciò che ho portato alla luce nel mio viaggio esistenziale dopo aver incontrato Sabina a Parigi, quattordici anni fa.
Nel nostro studio, nell’Italia centro-settentrionale, discutemmo della sua opera preferita e dello stile fresco che aveva. Erano giorni fortunati, la Toscana svelava la sua incantevole bellezza.
Dalla mia prospettiva orientale, spiegai a Feroci, che proviene dall’Occidente, il concetto che l’apparenza riflette il cuore. Ogni riflesso della vita, pennellata dopo pennellata, inciso nel nostro aspetto tramite la consapevolezza, viene descritto esattamente e senza tolleranze.
Questa apparenza è un dono sacro conferito dal cielo, che rispecchia i frammenti e le sfumature della vita.
Nel corso di oltre un decennio d’osservazione delle evoluzioni nello stile dell’artista, Sabina Feroci ha cercato di immergersi nella creazione artistica con semplicità e fluidità. Utilizza strati multipli di descrizione colorata, simbolismo e padronanza della forma. Aspira a immergersi nell’arte come fa col suo affetto per i vagabondaggi nell’abbraccio del mare carrarese e nel confortante calore della natura.
Le sei serie presentate nella sua personale del 2023 sono: “Bassorilievi”, “Gioielleria di carta”, “Busti”, “Ritratti” e “Serie ceramiche”. Corrispondono rispettivamente all’animazione, ai fumetti, il collage, le forme classiche dell’infanzia e la favola. Racchiudono le varie forme che Feroci ha tratto dalle sue esperienze di vita.
Dalla narrativa scritta ai ritratti animati, i media contemporanei formano profondamente le percezioni del mondo delle persone e influenzano la sua contemplazione delle rapide trasformazioni nella vita moderna. Si avvicina loro con una richiesta incastonata nelle sue opere: a quali scelte porteranno la tua contemplazione e i tuoi processi decisionali?
Dalle fiabe familiari, conosciute sin dall’infanzia, impariamo come affrontare il mondo, acquisendo appigli per il nostro cammino, come fa un infante che affronta coraggiosamente l’ignoto perpetuo. La moralità, l’onestà, la coscienza, il bene e il male, il pericolo, il coraggio, la perseveranza e la pazienza – tutti concetti astratti derivati dalle storie – ci guidano verso la nostra vera storia esistenziale.
Sabina Feroci è un’osservatrice calma, che tratteggia immagini appartenenti all’umanità. Tra tante intraprese replica un’immagine dopo l’altra, giustapponendo l’io interiore e quello fisico – sia reale che irreale. Ciò che è reale è la prospettiva artistica, che inaspettatamente tocca i cuori, e che a volte viene definita come “emozione”. La parte surreale è la cronaca conosciuta come “memoria”, che esiste in un’enigmatica oscurità. Solo attraverso l’accumulazione e la sedimentazione del flusso temporale queste creazioni artistiche risuoneranno finalmente in ogni cuore e anima.
L’arte di Sabina Feroci è quella di scolpire le emozioni.
Le sue sculture vengono plasmate a mano dall’artista attraverso un uso sapiente di pochi materiali: ferro, carta, colore. Crea delle figure umane, senza età, senza tempo, universali; creature uniche nel loro genere che a volte sono sole e altre volte in compagnia fra loro. Comunicano attraverso uno specifico linguaggio: quello del corpo e quello dell’anima.
Il primo, in alcuni momenti è fisso, statuario, immobile e altri è libero, sciolto, tanto che l’artista crea dei movimenti cinetici portando il soggetto al limite massimo delle sue potenzialità fisiche. In tutto ciò vi è la ricerca di un linguaggio del corpo esterno che rispecchia il linguaggio del corpo interno.
Alcune sculture della Feroci esprimono leggerezza, ironia, hanno la sfrontatezza di guardarci diritto negli occhi, di mettersi le dita nel naso, di fare il broncio altre esprimono melanconia, tristezza, attesa, silenzio, metafisica, solitudine, serenità. C’è nell’artista la meravigliosa e unica capacità di rappresentare i sentimenti più nobili e inconsueti. L’osservatore non è abituato a vedere tanta armonia di forme e di pensieri tutti insieme; ai tempi dei Greci le sculture dovevano rappresentare la bellezza attraverso l’armonia e la proporzione delle forme, poi si è arrivati all’espressività e al dinamismo fisico, fino a giungere a descrivere il disagio e il malessere interiore attraverso la deformazione del corpo.
Le sculture di Sabina Feroci, sono prive di punte e di spigoli, non sono aggressive, angosciose, sofferenti, sono consapevoli di una propria realtà altra, sublime che va oltre i dolori e le sofferenze dell’esistenza, che pur conoscendoli vengono superati sia dalla dolcezza dei lineamenti, delle forme, morbide e sinuose del corpo, che attraverso i sentimenti, come l’amore, la tenerezza, l’affettuosità, la comprensione, uniti, a volte, ad atteggiamenti frivoli, stizzosi, come l’essere capricciosi, un po’ maleducati, irrispettosi.
Questo denota che le creature di Sabina, sono essenzialmente libere, emancipate, svincolate dalle regole sociali, ma sono anche delicate e forti insieme, sicure e determinate, ognuna con la propria storia, la propria personalità.
Dopo l’atto dello scolpire, avviene l’atto del dipingere. Le sculture di carta vengono colorate con tonalità chiare, leggere, delicate che hanno il peso delle emozioni, dei sentimenti, rendendo l’opera evanescente, immanente, sospesa in un aurea sognante, dove l’immaterialità supera l’oggettività.
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